Questo “contributo” alla storia del fascismo parmense si concentra soprattutto sul periodo 1923-1926, ossia sugli anni durante i quali si assiste ad una decisiva evoluzione del gruppo dirigente fascista locale, che passa attraverso una serie di crisi cicliche, ogni volta sempre più violente, che alla fine ne modificheranno profondamente la struttura e le caratteristiche ideologiche ed operative. Sono infatti gli anni nei quali si assiste alla irresistibile, anche se illusoria, ascesa del gruppo di potere farinacciano alla testa del fascismo parmense, ben rappresentato dalla figura del “padrino” Luigi Lusignani, ed al suo altrettanto rovinoso declino.
Si impone subito all’attenzione, infatti, la presenza – lungo tutto il triennio – di gruppi fascisti di opposte tendenze, in tale contrasto tra loro da rendere impossibile e a volte addirittura impensabile ogni forma di mediazione, troppo grande essendo la distanza che li divide, sia nelle loro concezioni del fascismo, sia nelle conseguenti prassi operative. La prevalenza alternata dell’una o dell’altra tendenza finirà dunque per scandire periodi molto diversi tra loro, permettendo così di individuare le varie fasi attraverso le quali il fascismo parmense dipana la sua storia e di volta in volta si modifica, talora trasformandosi nel suo opposto ed influenzando in maniera durevole la sua successiva evoluzione.
Come punto di riferimento della ricerca si è presa la figura di Luigi Passerini, uno dei principali esponenti della tendenza moderata.