“Il Secolo breve nel Tigullio” Biografie - cronache - documenti
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“Il Secolo breve nel Tigullio” Biografie - cronache - documenti

Questo volume ci sottopone una narrazione di grandi eventi storici del Novecento specchiati  nella microstoria dei Tigullio.
Lo strumento adottato dall’autore è la proposizione e la valutazione, talvolta acritica, talvolta sviscerata col puntiglio del ricercatore, delle cronache, dei giornali, documenti d’archivio, immagini, voci e testimonianze di chi ha vissuto la stagione della Resistenza.
Giorgio “Getto” Viarengo, già autore di numerose pubblicazioni sulla storia della Resistenza, il fascismo, la deportazione e altri aspetti della vita socio-culturale del territorio tigullino, dalla religione alla musica – non ultimi i canti della Resistenza – ci guida a ricordare. Ricordare storie di uomini e donne della Resistenza, vittime della guerra, con un racconto che si snoda attraverso  alcune figure e fatti rappresentativi.  
Protagonisti e superstiti, come Giovanni Battista Canepa (Marzo) il cui profilo di combattente e decorato della prima guerra mondiale, militante antifascista, volontario della guerra di Spagna e, dopo l’esilio in Francia, fra i primi partigiani in uno dei nuclei dai quali sarebbe nata la più grande divisione della VI Zona operativa, la Cichero, induce Viarengo a proporlo quale rappresentante del “secolo breve del Tigullio”.
Protagonisti e vittime, come Raimondo Saverino (Severino), salito in montagna con quei partigiani del gruppo di Favale di Malvaro che lo stesso Marzo guidava, lasciato morire a vent’anni dalle  Brigate nere di Spiotta dopo una sommaria fucilazione, legato a una sedia sulla piazza di Borzonasca. Una storia nella quale Viarengo ci restituisce, insieme alla puntualità della cronaca, Severino raccontato da chi lo conobbe sin da bambino, come Giuseppe Calafatto (Carlo), di Licata, come lui. Divisi dalla guerra e ritrovatisi, militari e poi partigiani. 
Altri, come Sergio Kasman, azionista, uomo di fiducia di Ferruccio Parri, che nell’entroterra di Chiavari inizia il suo percorso nella Resistenza, o come Rinaldo Simonetti “Cucciolo” di San Colombano Certenoli, fucilato a Calvari e altri, giovanissimi come lui, uccisi per rappresaglia alla Squazza di Borzonasca, dei quali Giorgio Viarengo ricorda le parole scritte ai propri cari nella consapevolezza della fine imminente.
Uno spazio particolare l’autore lo riserva alle ultime, toccanti, lettere scritte alla moglie da Dante Sedini, cittadino di Sestri Levante e Moneglia, con la sua storia di delazione che rende ancor più ingiusta, se possibile, la sua deportazione e morte nel lager di Mauthausen. 
E ancora episodi, noti e meno noti, come la mancata strage dei civili arrestati e condannati alla fucilazione in un giorno del settembre 1944 nel piccolo comune di Frisolino di Né, in val Graveglia, che la devozione popolare attribuisce al voto collettivo di fede dei suoi abitanti alla Madonna della Guardia e che Viarengo ricostruisce restituendoci il contesto storico e lasciando spazio alle testimonianze dirette dei protagonisti. 
Un coro di voci come quelle che ci raccontano dei bombardamenti aerei, devastanti, su Recco, Zoagli, Chiavari, Lavagna e Sestri Levante e Moneglia, con la guerra che irrompe, violentissima, a sconvolgere la popolazione. Testimonianze precedute, ancora una volta, dalla cronaca dei fatti e accompagnate da una cospicua raccolta di documenti fotografici.
È un viaggio a ritroso, che ci permette di seguire strade non diverse da quelle attraverso le quali – come ci ricorda lo stesso Viarengo – Giovanni Battista Canepa, giunto ormai alla vecchiaia, nelle sue Cronache di una vita ricostruiva il suo percorso, fino a rendere un’altra volta nitidi quegli avvenimenti e personaggi ormai confusi nella memoria: lui protagonista, noi lettori e “ascoltatori”. 
Una lavoro – è bene sottolineare – di ricerca e di analisi di una cospicua raccolta di documenti costituiti da fonti d’archivio, testimonianze, i giornali, da Il Secolo XIX del 29 giugno 1914, che ci introduce agli avvenimenti cruciali del “secolo breve” con il regicidio di Sarajevo, fino al clandestino Il Partigiano, organo della divisione garibaldina Cichero e, più tardi, della VI Zona operativa, le cui cronache parlano ampiamente del levante ligure, del Tigullio. 
Un racconto che si affida anche all’arte e alle immagini, con l’opera del pittore e scultore  partigiano Nicola Neonato (Pollaiolo), i suoi bozzetti realizzati in montagna – ma l’attenzione del lettore è già stata catturata dalle illustrazioni di Renato Cenni, a corredo de Il Partigiano – i calchi originali in gesso dei monumenti alla Resistenza ligure che egli realizzò, conservati a Borzonasca.  Le fotografie dei caduti, con i loro volti fissati nel tempi e quelli recenti dei testimoni di allora, ritratti  nella loro quotidianità con mimiche e gesti a loro abituali.  
L’ultimo capitolo del libro ci porta agli eventi del 30 giugno 1960 rivissuti, oltre che attraverso le riflessioni dell’autore, ponendo l’accento sul focolaio chiavarese della protesta. A Chiavari, infatti, sede quindici anni prima del processo a Vito Spiotta, collaboratore del federale Livio Faloppa chiamato a presenziare al congresso missino che avrebbe suscitato la protesta genovese, il 19 giugno i partigiani della brigata Coduri, l’altra grande formazione del levante ligure, uniti al resto delle forze antifasciste locali, si opposero, in un crescendo di tensione, alla tappa chiavarese di una assise dell’Msi.
Anche questa volta il contributo di Giorgio Viarengo si rivela utile nel campo della ricerca e dell’analisi, ricco di informazioni e aperto ad approfondimenti, come si conviene ad ogni testo di cronaca e storia.

GIACOMO RONZITTI
Presidente ILSREC
ISTITUTO LIGURE PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA